Cronologia degli accordi

PACE DI CAMP DAVID, marzo 1979

Il presidente Usa Jimmy Carter riesce a portare nel Maryland il presidente egiziano Sadat e il premier israeliano Menachem Begin. La pace tra Egitto e Israele mette fine a una guerra tra i due paesi durata 31 anni. Due anni dopo Sadat verrà assassinato da un estremista arabo contrario alla pace.


CONFERENZA DI MADRID, 1991

Il presidente Usa George Bush, il capo del governo spagnolo Gonzalez e il presidente russo Gorbaciov invitano Israele, Siria, Libano, Giordania e palestinesi a una conferenza di pace. Colloqui bilaterali e un inizio di trattativa, che troveranno una definizione a Washington e a Oslo.


OSLO: IL PROCESSO DI PACE, settembre 1993-maggio 1994

Uno dei più lunghi e tormentati percorsi alla ricerca della pace, il primo in cui Israele tratta direttamente con una delegazione palestinese. Sotto la guida del super mediatore Usa Warren Christopher, nel settembre 1993 a Washington Israele e l'Olp firmano una Dichiarazione dei principi che prevede cinque anni di transizione per il passaggio della striscia di Gaza e di Gerico all'Autorità palestinese, la creazione di una polizia palestinese, elezioni. Poi, nel maggio 1994 al Cairo la firma definitiva tra Yitzhak Rabin e Yasser Arafat, che decidono di affrontare in un altro negoziato lo stutus di Gerusalemme e l'Autorità palestinese.


DICHIARAZIONE DI WASHIGNTON, 1994

Il trattato di pace tra Israele e Giordania è firmato da re Hussein e dal primo ministro israeliano Yitzhak Rabin. "Artefice" dell'accordo è il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Nell'"Agenda" di Hussein e Rabin l'impegno a risolvere pacificamente i problemi di confine, di territori, di sicurezza, acqua, energia e della Valle del Giordano.


ACCORDO DI GAZA, 1995

Le firme sono quelle di Rabin e Arafat, alla presenza di Bill Clinton. Ritiro immediato di Israele da Betlemme, Jenin, Nablus, Qalqilyah, Ramallah e Turkarm e da 450 villaggi. L'accordo per lo stutus di Hebron, di Gerusalemme e di Gaza viene fatto slittare a un successivo negoziato, fissato tra la primavera del 1996 e quella del 1999.


WYE PLANTATION, 1998

Con la mediazione ancora di Bill Clinton e del già malato re giordano Hussein, il premier Benjamin Netanyahu e il presidente dell'Autorità palestinese Yasser Arafat, dopo lunghissime trattative, raggiungono un accordo in più punti:

* Ritiro in tre fasi di Israele dal 13 per cento dei Territori della Cisgiordania e passaggio di consegne del 14 per cento dei Territori controllati dai palestinesi.

* L'Autorità palestinese si impegne a mettere in prigione 30 persone che Israele sospetta di terrorismo. Lo Stato ebraico si impegna a liberare 750 detenuti palestinesi.

* La Carta dell'Olp: i palestinesi si impegnano a cancellare le clausole sulla distruzione dello Stato di Israele.

* Corridoi tra la striscia di Gaza e la Cisgiordania, aeroporto palestinese a Gaza e zona insustriale al confine tra Gaza e Israele.


IL FALLIMENTO DI CAMP DAVID, luglio 2000

Quindici giorni di colloqui nella residenza dei presidenti americani non bastano per trovare un accordo. Il leader palestinese Yasser Arafat e il primo ministro israeliano Ehud Barak lasciano Camp David tra malumori e delusione. E Bill Clinton annuncia: "Il vertice è fallito". Il nodo di Gerusalemme si è rivelato insormontabile. Israele aveva accettato la proposta americana che prevedeva che alcune aree di Gerusalemme fossero poste sotto "sovranità comune" israelo-palestinese, ma i palestinesi avevavo chiesto "il ritiro di Israele dalla zona est della città , così come stabiliscono le risoluzioni internazionali".


Ma uno dei problemi che restano insormontabili e che contribuiscono in modo determinante al fallimento delle trattative, è quello dei profughi: 3 milioni e mezzo di palestinesi (tra profughi veri e propri e rifugiati) che, secondo Arafat devono avere il diritto di tornare alle loro terre d'origini. Diritto che Israele nega temendo che questo faccia venir meno la maggioranza israeliana nel Paese. Si è discusso anche di possibili indennizzi per chi accetta di restare nel Paese dove si trova adesso, ma non c'è mai stato un accordo.


SHARM EL SHEIKH, ottobre 2000

La seconda Intifada infiamma già Gerusalemme e i Territori occupati da un paio di settimane. Bill Clinton, nell'albergo blindato sulle rive del Mar Rosso, riesce a mettere d'accordo Yasser Arafat e Ehud Barak su tre punti, ma le violenze non si fermano. Diffidenti i due leader che i patti siano rispettati. Questi i punti dell'accordo:

* l'emissione di un comunicato pubblico con un appello senza equivoci a mettere fine alle violenze, concordando misure concrete e immediate per prevenire altri scontri, eliminare punti di frizione, assicurare la fine di provocazioni;

* gli Stati Uniti svilupperanno con israeliani e palestinesi, in consultazione con il segretario generale delle Nazioni Unite, una commissione d'inchiesta sugli avvenimenti delle ultime settimane e su come evitare che si ripetano;

* per recuperare una strada che porti ai negoziati di pace le parti hanno concordato che gli Stati Uniti si consulteranno con le stesse entro le prossime due settimane.


Mentre a Sharm el Sheikh i tre discutono, nei Territori un civile e un agente israeliano rimangono feriti e l'esercito minaccia un raid aereo sulla cittadina di Beit Jalla se i palestinesi continueranno gli attacchi. Si spara anche al posto di confine di Erez tra la striscia di Gaza e lo stato di Israele. Due palestinesi rimangono uccisi, due militari israeliani e numerosi dimostranti, sono feriti. I consiglieri di Barak dicono: "Il peggio deve ancora venire".